Terzo Rapporto sull’inclusione finanziaria: donne e persone migranti le categorie più a rischio.

25 Febbraio 2025
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E’ disponibile la terza edizione del Rapporto sull’Inclusione finanziaria e il Microcredito che aggiorna l’analisi sulle sfide e le principali problematiche che interessano l’inclusione finanziaria in Italia.

Il Rapporto fotografa lo stato del settore nel 2023, un anno che ha segnato una crescita sia nei volumi di credito erogato che nel valore medio dei prestiti. Questa ancora timida espansione si è verificata in un contesto di profonde trasformazioni normative e di criticità strutturali che limitano l’impatto del settore, come la scarsità di risorse dedicate al microcredito sociale e la necessità di strumenti di garanzia più efficaci.

In queste Terza edizione troviamo oltre all’approfondimento sull’inclusione finanziaria di genere, anche un focus sull’inclusione finanziaria dei cittadini stranieri (non OCSE) in Italia e osserva un fenomeno in forte espansione: il microcredito rivolto agli studenti.

Due target che presentano un rischio particolarmente elevato di esclusione finanziaria sono le donne e le persone migranti.

Da un lato, l’inclusione economica di genere appare frenata anzitutto dalla limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro (56,2% in Italia vs. 70,2% di media UE), resa ancor più complessa dal limitato accesso alle posizioni di vertice e dai gap retributivi che troppo spesso favoriscono l’abbandono del lavoro e la totale dedizione al lavoro di cura (i dati INPS elaborati da OpenPolis segnalano che nel 96% dei casi sono le donne a lasciare il lavoro per occuparsi della cura dei figli). Le difficoltà professionali limitano l’inclusione finanziaria delle donne, come evidenziato dai dati: il 37% delle donne italiane non ha un conto in banca, mentre su 474 miliardi di euro erogati in finanziamenti dalle banche italiane alle persone fisiche nel 2023, solo 95 sono andati a donne (FABI). Una beffa anche per le banche, se si considera come le donne si dimostrano mutuatarie a minor rischio. Accesso al lavoro e alla finanza restano strumenti essenziali alla prevenzione e al contrasto della violenza economica di genere.

L’inclusione finanziaria dei cittadini stranieri ha vissuto tre fasi: da una prima timidezza del sistema, si è presto passati a un maggior interesse da parte delle banche, le quali hanno adottato approcci universalistici o specialistici, sebbene nella maggior parte dei casi si sia assistito a una formula di offerta intermedia, tesa ad affiancare all’offerta di prodotti tradizionali altri strumenti o servizi dedicati. Grazie a questo insieme di iniziative, l’indice di bancarizzazione dei cittadini stranieri (non OCSE) in Italia, ossia la percentuale di adulti titolari di conto corrente, è cresciuto vertiginosamente negli anni (dal 61% del 2010 al 90% del 2020), per poi contrarsi all’83% nel 2022. Le perduranti difficoltà linguistiche; le carenza di garanzie e storico creditizio hanno infatti creato le condizioni per un peggioramento della bancarizzazione negli anni della pandemia e degli effetti economici della guerra in Ucraina. In questo contesto più difficile, si stima che il 66% dei cittadini stranieri abbia dovuto intaccare il proprio patrimonio accumulato per far fronte alle spese ordinarie (di questi, il 42% lo ha fatto impiegando per molta parte o totalmente le proprie disponibilità).
L’analisi del CeSPI sollecita quindi la ripresa di percorsi di bancarizzazione, puntando su educazione finanziaria (ad oggi l’alfabetizzazione finanziaria dei cittadini stranieri è 3,8 contro il 5,9 su 10 degli italiani); lo sviluppo della digitalizzazione e dei servizi di microcredito e credito dedicato.

Merita attenzione l’ingente aumento dei volumi di finanziamento in favore degli studenti universitari. L’azione sinora riguarda prevalentemente un solo intermediario (una banca) ma potrebbe anche espandersi a una molteplicità di operatori alla luce della nuova normativa espandersi a una molteplicità di operatori. Rimane ancora da approfondire il reale impatto di questo prodotto e la sostenibilità effettiva per i finanziati (ricordiamo alcuni casi di sovraindebitamento che si sono determinati in altri paesi occidentali). Un fenomeno, dunque, che andrà monitorato e analizzato nel dettaglio nei prossimi anni.

Dal sito Finanza Etica scarica il rapporto completo in versione pdf

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