E’ stata presentata qualche giorno fa l’esito della ricerca Generatioship curata da Kkienn Connecting People and Companies per il Gruppo Unipol che analizza i cambiamenti socio-culturali delle nuove generazioni italiane, con un focus su Millennials e Generazione Z.
Nel corso dell’evento del 28 novembre tenutosi a Milano sono stati presentati i dati sullo stato di alfabetizzazione finanziaria e sulle competenze di finanza digitale degli italiani tra i 18 e 35 anni dal quale è emerso che l’educazione finanziaria dei giovani (18-35 anni) in Italia è sotto la media OCSE. In particolare, le donne registrano, in media, un livello alfabetizzazione finanziaria inferiore rispetto agli uomini.
(…) Le donne sono, infatti, un soggetto considerato fragile su diversi aspetti a partire da una minor partecipazione al mondo del lavoro dove il tasso di occupazione è del 53% rispetto al 69% degli uomini e sono soggette a un pay gap dell’11% (dato al 2021). Inoltre, le donne senza occupazione spesso non hanno accesso a servizi finanziari di base (c/c e carte). Infine, la popolazione femminile partecipa meno agli investimenti e delega più di frequente le decisioni.
In questo contesto, l’educazione finanziaria può essere, per le giovani donne, uno strumento fondamentale di prevenzione della violenza economica in quanto la conoscenza di concetti economici di base e dei comportamenti prudenti da adottare nella gestione dei propri soldi può migliorare il benessere finanziario e contenere gli effetti di difficoltà temporanee, ridurre il rischio di essere truffate, favorire l’empowerment delle donne e la loro indipendenza, ridurne la vulnerabilità, permettere alle madri di essere un role model positivo in famiglia.
Con riferimento all’alfabetizzazione finanziaria, i concetti più conosciuti (per oltre il 70%) riguardano la relazione rischio-rendimento e la valutazione del costo dei mutui. Rispetto ai cosiddetti big three ( i concetti di inflazione, diversificazione del rischio e interesse semplice), questi sono conosciuti da una fascia compresa tra il 60 e il 65% delle nuove generazioni. Le conoscenze finanziarie sono più alte tra gli studenti – in particolare tra coloro che hanno intrapreso indirizzi scientifici o tecnici – rispetto a chi già lavora o è in cerca di occupazione; vi è inoltre un divario a sfavore delle regioni di Centro, Sud e Isole.
La raccolta di informazioni economico-finanziarie avviene principalmente sul web, come confermano anche i dati di Consob, che sottolineano come il 67% degli investitori si affidi principalmente a ricerche su internet, confermando la centralità del web come strumento di aggiornamento. Seguono la televisione, scelta dal 43% del campione, e i siti web degli intermediari finanziari, consultati dal 36%. Particolarmente apprezzati sono anche i video online, utilizzati dal 32% degli intervistati per approfondire tematiche finanziarie. I social media sono, invece, il mezzo di informazione maggiormente diffuso tra i giovani: lo utilizza il 36% del campione e il 58% del sottogruppo tra i 18 e i 34 anni.
L’educazione finanziaria tra i giovani sarà ancor più centrale poiché questi saranno testimoni di un epocale trasferimento di ricchezza inter-generazionale: la ricchezza a livello globale si sposterà, infatti, sempre di più nelle mani degli under 25 (+13 p.p. vs 2023) e della generazione compresa tra i 25 e i 40 anni (+24 p.p.), mentre diminuirà il livello di ricchezza gestita dagli over 60 (…)
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